“L’Onda” e “The Experiment”: due film sull’effetto branco e la manipolazione psicologica

In questo articolo esamineremo due film tedeschi di recente produzione, il primo intitolato “L’Onda”, del 2008, e il secondo intitolato “The Experiment “, del 2001.

leader e seguaci effetto gregge-branco

Un esperimento didattico

“L’Onda” (Die Welle), diretto da Dennis Gansel, esamina i meccanismi alla base del fascismo, dell’autocrazia e della manipolazione all’interno del microcosmo di un esperimento scolastico, toccando questioni più ampie riguardanti il potere e la natura umana. La sua narrazione avvincente, ambientata in un contesto contemporaneo, evoca tuttavia la realtà storica della Germania nazista, offrendo un crudo promemoria della facilità con cui una società può soccombere all’autoritarismo, alla spinta del conformismo e alla radicalizzazione ideologica. Le implicazioni filosofiche e psicologiche de “L’Onda” si estendono oltre la sua narrazione, comprendendo il concetto di effetto gregge, della natura illusoria della realtà e dei costi spirituali della cieca obbedienza all’autorità.

Un esperimento sociale

“The Experiment – cercasi cavie umane” (Das Experiment), diretto da Oliver Hirschbiegel, presenta un esame avvincente e stimolante delle trasformazioni psicologiche e sociali sperimentate da individui comuni nel momento in cui vengono inseriti in un ambiente carcerario simulato. Questa rappresentazione non solo cattura l’essenza di una storia vera, ma approfondisce anche i temi della sopravvivenza, della giustizia, della vendetta e del trattamento brutale dei prigionieri, spingendo verso considerazioni etiche di stampo critico circa l’abuso di potere e l’obbedienza all’autorità. Il film, attraverso la vivida trasposizione cinematografica di una ricerca psicologica realmente eseguita nel 1971 (The Stanford prison experiment), mette in luce le inquietanti realtà di conformità, umiliazione e violenza che emergono durante la simulazione di un ambiente carcerario. Esso mostra come i ruoli sociali e il contesto penitenziario possano generare gravi traumi mentali e persino il crollo della decenza umana.

Da simulazione a realtà il passo è breve

Attraverso l’analisi e il confronto di questi due film, faremo una riflessione più profonda sulla nascita delle ideologie, e in particolare sull’uso della manipolazione e della propaganda finalizzate alla costruzione di un nemico immaginario. Faremo una riflessione più ampia sul comportamento umano, sui pericoli della tecnocrazia e sui modi sottili in cui la società può arrivare ad istituzionalizzare l’odio e l’uniformità con il pretesto dell’unità e della sicurezza. Infine, spiegheremo come gli esseri umani, se rivestiti di un certo ruolo e di certe responsabilità all’interno di un contesto sociale, possono essere spinti a compiere azioni che non farebbero mai individualmente, grazie al senso di sicurezza che deriva dal sentirsi parte di qualcosa di più grande, proprio come gli animali all’interno di un branco. L’esame psicologico ci permetterà di capire come le dittature, per svilupparsi, non debbano fare altro che stimolare gli impulsi di base degli esseri umani, fornendo loro una giustificazione apparentemente razionale e socialmente accettabile.

“L’Onda”

Panoramica della trama

“L’Onda” (Die Welle) è un film del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto da un romanzo di Todd Strasser (Die Welle), a sua volta basato su un esperimento sociale realmente avvenuto nel 1967 in California e denominato “la terza onda” (The third wave). In questa pellicola Rainer Wenger, un insegnante di storia, deve tenere delle lezioni sull’autocrazia in un liceo tedesco durante la settimana a tema. La sua intenzione, in origine, era però quella di trattare come argomento l’anarchia, essendo quest’ultimo più vicino ai suoi ideali. Nonostante la resistenza iniziale dei suoi studenti, scettici sulla rinascita della dittatura nella Germania moderna e convinti che la gente abbia imparato dagli orrori del nazismo, il professore avvia un esperimento per dimostrare la facilità con la quale è possibile manipolare le masse.

Conflitto principale

Wenger diventa il loro leader e impone alcune regole severe in classe, come la necessità di rivolgersi a lui in modo formale e l’adottare un’uniforme composta da camicia bianca e jeans, in modo tale da cancellare le distinzioni di classe, promuovendo al tempo stesso un falso senso di unità. Gli studenti scelgono poi il nome del movimento, chiamandolo “L’Onda” (“Die Welle”); creano un logo e inventano un saluto, ovvero la simulazione fatta con il braccio destro di un’onda. Da questo momento iniziano a mostrare segni di comportamento collettivo, con sfumature fasciste.

Climax e risoluzione

L’esperimento va fuori controllo quando “L’Onda” influenza la vita dei partecipanti anche al di fuori della classe. Gli studenti iniziano a ostracizzare e a bullizzare i non membri e le loro azioni diventano sempre più aggressive, rispecchiando quelle dei movimenti fascisti storici. La forza del gruppo diventa via via più dirompente e ben presto il progetto sembra sfuggire di mano al suo stesso ideatore, il quale non riesce a porvi fine prima che esso conduca a tragiche conseguenze e spiacevoli episodi di violenza, tra cui il suicidio di uno studente.
Il culmine viene raggiunto quando le conseguenze dell’esperimento sociale diventano innegabili, costringendo l’insegnante e gli studenti a confrontarsi con la dura realtà delle loro azioni e con la manipolazione psicologica che hanno subito, portando a una rivalutazione critica del loro comportamento e delle loro convinzioni.

L'onda - Die Welle - film

Tematiche e messaggi

Potere e autorità

“L’Onda” illustra vividamente il fascino seducente del potere e i pericoli dell’autorità quando essa non viene contenuta consapevolmente. Attraverso il crescente controllo del professor Wenger sui suoi studenti, il film esplora il modo in cui gli individui rinunciano alla loro autonomia con il pretesto dell’unità e della forza del gruppo.

Psicologia di gruppo

La rapida diffusione del movimento all’interno della scuola evidenzia le dinamiche tipiche della psicologia delle masse, laddove le identità individuali e la bussola morale vengono sommerse dall’ethos del branco. Questo fenomeno è un tema centrale, che dimostra come l’identità di gruppo possa prevalere sul giudizio personale e sull’etica, inducendo comportamenti distruttivi. Il film funge da esperimento psicologico, rivelando come il senso di appartenenza possa facilmente trasformarsi in una forma di conformismo tossico che priva gli individui della loro capacità di pensiero critico e di valutazione morale, ricalcando, tra l’altro, quanto teorizzato già nel 1895 da Gustave Le Bon nella sua opera intitolata “Psicologia delle folle“.

Analogie con il mondo attuale

Tracciando analogie inquietanti con questioni contemporanee, questa pellicola riflette sull’attualità dei suoi temi nella società odierna. Spinge gli spettatori a interrogarsi sulla stabilità delle proprie strutture sociali e sulla possibilità che la storia si ripeta. Alcuni elementi del film sembrano fare riferimento ai recenti spostamenti globali verso l’autoritarismo e il populismo, suggerendo che il fascino del potere assoluto e il desiderio di unità della società possano portare alla rinascita di regimi oppressivi, proprio come quelli orchestrati dai dittatori storici.

Analisi del personaggio: Rainer Wenger

Rainer Wenger, interpretato da Jürgen Vogel, è il catalizzatore dell’esperimento sociale che si trasforma in “L’Onda”. Inizialmente riluttante a insegnare l’autocrazia, il suo approccio innovativo per dimostrare i pericoli del nazismo affascina i suoi studenti. La sua trasformazione da insegnante scettico a leader coinvolto nel suo ruolo evidenzia il potere seduttivo dell’autorità e le complessità psicologiche che essa comporta.

“The Experiment”

Panoramica della trama

“The Experiment – cercasi cavie umane” (Das Experiment) è un film del 2001 diretto da Oliver Hirschbiegel, tratto da un romanzo di Mario Giordano (Black Box), a sua volta basato su un esperimento psicologico reale orchestrato all’interno del carcere di Stanford nel 1971. Nel film alcune persone vengono reclutate per partecipare a una ricerca psicologica che simula un ambiente carcerario e vengono assegnati loro i ruoli di guardie o di prigionieri. Tarek Fahd, un ex reporter, decide di partecipare con l’intenzione di ricavarne un articolo. L’esperimento, che mette in palio 4.000 marchi in cambio di due settimane di lavoro, degrada rapidamente a causa delle dinamiche di potere chi si sviluppano fra finti detenuti e finte guardie, degenerando infine nel caos e nella violenza reale.

Sintesi degli eventi principali

L’impostazione dello studio all’interno di una struttura isolata e sorvegliata da telecamere 24 ore su 24 inizia con regole di base volte a mantenere l’ordine. Tuttavia, le guardie, che ricoprono il loro ruolo con eccessivo zelo, fanno rispettare queste regole con crescente crudeltà, sottoponendo i detenuti a gravi abusi fisici e psicologici. Questo ambiente feroce raggiunge l’apice quando Tarek guida una ribellione, la quale sfocia in un violento scontro e porta al ferimento di alcuni ricercatori e addirittura alla morte di altri, nonché al collasso finale dell’esperimento.

Ispirazione reale: l’esperimento carcerario di Stanford

L’esperimento carcerario di Stanford, condotto nel 1971 dallo psicologo Philip Zimbardo, funge da base reale per il film. Questo studio psicologico mirava a indagare gli effetti comportamentali della percezione di potere, concentrandosi sul contrasto verticale fra detenuti e secondini.

Contesto dell’esperimento carcerario di Stanford

Iniziato presso l’Università di Stanford, l’esperimento assegnò in modo casuale a studenti volontari il ruolo di guardie o prigionieri in un finto carcere. Lo studio sarebbe dovuto durare due settimane, ma fu interrotto bruscamente dopo soli sei giorni a causa degli estremi e angoscianti cambiamenti psicologici osservati nei partecipanti. Le guardie adottarono atteggiamenti autoritari, intensificando le misure di controllo e gli abusi, mentre i prigionieri diventarono eccessivamente sottomessi, mostrando segni di grave disagio emotivo.

Somiglianze e differenze fondamentali con il mondo reale

Se da un lato il film rispecchia fedelmente l’impostazione dell’esperimento di Philip Zimbardo, evidenziando la rapida discesa nella crudeltà da parte di chi detiene il potere, dall’altro introduce elementi drammatizzati per intensificare la narrazione. A differenza dell’esperimento reale, la pellicola esplora più a fondo la psicologia e i contesti sociali individuali dei suoi personaggi, fornendo una visione più soggettiva degli impatti emotivi. Inoltre, il dramma dei partecipanti ha la funzione di approfondire temi psicologici ed etici più ampi, come l’effetto gregge e le implicazioni spirituali delle dinamiche di potere, molto simili a quelle osservate ne “L’Onda”, in cui gli individui si conformano acriticamente alle logiche del gruppo o branco.

Das Experiment - The Experiment - film

Temi e messaggi

Dinamiche di potere

“The Experiment” illustra in modo vivido la rapida trasformazione dei ruoli di potere e il suo profondo impatto sugli individui. I partecipanti assorbono rapidamente i loro ruoli di guardie e prigionieri, nonostante questi fossero stati attribuiti in modo casuale, arrivando ad estremizzare la verticalità e le contrapposizioni. I controllori sfruttano la loro autorità, intensificando il controllo e la violenza, mentre i carcerati si sottomettono passivamente. Proprio come evidenziato da Zimbardo, le persone tendono facilmente a conformarsi ai ruoli che vengono loro assegnati, in particolar modo quando si trovano in ambienti strutturati e ben definiti, rinunciando al tempo stesso ai propri valori morali individuali.

Comportamento umano sotto pressione

L’ambiente simulato del contesto carcerario sottopone individui comuni a uno stress estremo, rivelando la fragilità dell’etica umana e la facilità con cui i propri valori morali possono essere distorti e deviati. I partecipanti, pur consapevoli di far parte di una simulazione, cadono in una vera e propria agitazione psicologica, mostrando segni di ansia, angoscia e aggressività. Questo esperimento sottolinea l’effetto significativo che le pressioni situazionali esercitano sul comportamento umano, nonché la loro capacità di soverchiare la personalità individuale spingendo verso i comportamenti estremizzati tipici di un branco o di un gregge.

Il realismo di questi due film

Queste due pellicole presentano delle analogie e mettono in risalto i processi psicologici degli individui che si relazionano al gruppo e all’autorità.
Il primo elemento comune è che entrambi si basano su fatti realmente accaduti, ossia su veri esperimenti condotti nel secolo scorso da ricercatori statunitensi. In un mondo appena uscito da due devastanti guerre, ci si interrogava sulle cause intrinseche che condussero le persone ad appoggiare regimi autoritari e ad accettare la violenza diffusa.

Proprio come afferma la teoria della finestra di Overton, pensieri prima considerati inaccettabili diventano non solo tollerati, bensì allettanti. Ad esempio, ne “L’Onda”, inizialmente gli studenti denigrano il nazismo, mentre poco più tardi finiscono per comportarsi come veri e propri squadristi, compiendo azioni violente e discriminanti. Il propellente che innesca tale meccanismo è la necessità di una persona di appartenere a un gruppo, di essere accettata, di avere un ruolo definito e di rendersi utile.

La socialità nella natura umana

Secondo il filosofo greco Aristotele, l’uomo è un animale sociale e politico, quindi per sua natura è portato a interagire con i propri simili e ad aggregarsi ad essi per formare delle comunità. Sente il bisogno di affermare se stesso e la proprio identità, ritagliandosi un ruolo all’interno di questo micro-mondo. La sua realizzazione individuale passa pertanto attraverso la collettività, piuttosto che attraverso l’interiorità. Quasi nessuno ama essere emarginato, anzi, ambisce ad integrarsi, come un piccolo pezzo di un grande puzzle, rinunciando anche alla propria personalità se necessario.

L’omologazione all’interno della società

Vestirsi tutti nello stesso modo, seguendo ad esempio le mode, crea coesione e appiana le diversità. Gli individui perseguono l’omologazione a discapito dell’originalità, poiché così facendo possono sentirsi finalmente accettati all’interno del gruppo, reale o immaginario che sia. In questo modo non esistono più tante piccole entità diverse, bensì una soltanto, quella del branco, la quale ingloba le singole identità attribuendo loro un ruolo preciso. Si assiste a una spersonalizzazione dei membri del gruppo, i quali aspirano fondamentalmente a sentirsi parte di qualcosa di più grande, vuoi per paura di restare soli, vuoi perché non hanno sviluppato una propria integrità morale soggettiva. L’eccesso di conformismo e omologazione provoca, non di rado, dinamiche comportamentali estreme, nonché prive di logica, se osservate da un punto di vista esterno al gruppo.

comportamento gregge cieco

Dalla sottomissione del gregge alla forza del branco

Il gruppo detta l’ideologia, i pensieri, le parole da utilizzare e le iniziative da portare avanti. La persona inizia ad operare seguendo queste direttive, senza interrogarsi su quanto esse siano giuste o sbagliate, e rispettando il programma come un mero automa. A partire da questo momento, il ruolo che l’individuo assume all’interno della comunità influenza non solo il suo agire, ma anche tutti gli altri aspetti della sua vita. Il gregge composto da placide pecorelle può trasformarsi in branco di lupi famelici in un attimo, come illustra perfettamente il primo film oggetto della nostra trattazione. Perché accade ciò?

Il ruolo all’interno del branco

Dentro il contesto sociale del gruppo, l’individuo non si sente responsabile delle proprie azioni personali, e questo avviene perché il suo agire nasce dal beneplacito della sua comunità, la quale, in un modo o nell’altro, lo proteggerà da eventuali conseguenze negative. Poco importa al singolo membro se certi suoi comportamenti possono essere considerati riprovevoli dalla società esterna, dal momento che esso giura esclusiva fedeltà ai precetti della sua squadra ignorando completamente il contesto più ampio nel quale quest’ultima si trova ad operare. Un esempio di questo meccanismo psicologico avvenne durante il processo di Norimberga, in cui molti militari nazisti imputati dichiararono: “stavo solo eseguendo gli ordini”. In sostanza, gli esseri umani sono capaci di spegnere letteralmente la propria coscienza se anche tutti gli altri attorno a loro sono disposti a fare la stessa cosa. A questo punto verrebbe da chiedersi quale differenza intercorra fra esseri umani e animali all’interno dei contesti sociali. L’unico elemento distintivo è che l’animale non ha bisogno di creare una base teorica per giustificare le proprie azioni, mentre l’essere umano deve sempre e comunque convincersi di fare la cosa giusta. Come recita il detto: <<la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni>>.

La deresponsabilizzazione dell’individuo

Il concetto chiave è quello della deresponsabilizzazione. Eseguire gli ordini senza mai metterli in discussione è molto più facile e comodo che sviluppare una propria visione del mondo e un proprio quadro morale di riferimento. Se le cose vanno come previsto, ci si prende il merito delle proprie azioni; se esse vanno male, non è colpa di nessuno in particolare.

Il branco ha bisogno della presenza di altri branchi per poter legittimare la propria esistenza e definire la propria identità. Pensiamo alla politica: la sinistra esiste perché c’è la destra, e viceversa. Se sparisse una delle due fazioni, poco dopo anche la seconda non avrebbe più ragion d’essere. Attraverso il meccanismo mentale della dualità, le persone dividono la realtà in due parti opposte, dopodiché, cadendo vittime di questa fittizia separazione, si sentono in dovere di scegliere una delle due fazioni.

Vittime o carnefici?

Ad alimentare questo sistema di guardie e prigionieri, oppure di buoni e cattivi, è spesso la paura dell’esclusione, mentre in altre circostanze è la sete di potere di pochi individui capaci tuttavia di affascinare le masse. Si è assistito recentemente a una dinamica di questo tipo, in particolare nel 2020. Le autorità di alcune nazioni imposero un trattamento sanitario obbligatorio; chi si opponeva ad esso non solo veniva ostacolato dallo Stato nella sua vita quotidiana, ma veniva esposto al pubblico ludibrio dai suoi stessi concittadini. Questi, non percependo tale obbligo come una prevaricazione e un abuso di potere, si contrapposero ai loro simili trasformandosi inconsapevolmente nella longa manus del potere, non diversamente dalle guardie del secondo film che abbiamo preso in esame. Legittimati dal potere stesso e forti del loro numero soverchiante, si spinsero a compiere azioni riprovevoli, arrivando in alcuni casi ad operare discriminazioni molto simili a quelle messe in pratica dai nazisti tedeschi. Ma allora, le persone sono vittime o carnefici? La triste realtà è che gli stessi individui possono assumere entrambi i ruoli a seconda del modo in cui vengono manipolati.

Conclusioni

Grazie al film “L’Onda”, abbiamo esplorato la complessa interazione tra potere, autorità e psiche umana. Il film funge da racconto ammonitore, sottolineando il precario equilibrio tra leadership e autocrazia e la facilità con cui l’identità collettiva può eclissare la coscienza individuale. La pellicola mostra inoltre le conseguenze del cedere all’omologazione e i pericoli posti dall’effetto gregge, inducendo a una riflessione più approfondita sulla propria percezione della realtà ed esortando a riconoscere la natura soggettiva e spesso illusoria delle credenze e convinzioni date per assodate.

I fondamenti filosofici di questa storia, volti in particolare all’esame della psicologia individuale e collettiva, riflettono le implicazioni sociali dell’assoggettarsi agli impulsi autoritari. È dunque importante coltivare costantemente il pensiero critico e la libertà di opinione per preservare il tessuto della democrazia.
“The Experiment”, invece, porta alla luce le dinamiche inquietanti, ma allo stesso tempo ammalianti, del potere e della predisposizione umana a conformarsi al proprio ruolo sociale. Il film produce un’attenta analisi dei meccanismi attuati dagli individui comuni intenti a recitare la loro parte all’interno della società. Raffigura inoltre le profonde implicazioni psicologiche e spirituali delle dinamiche di potere, illustrando non solo come le persone si adattino a una determinata realtà attraverso il ruolo che viene assegnato loro, ma anche come possano rapidamente rinunciare a contestare l’autorità, travolte dall’effetto branco.

Questa trasposizione cinematografica vuole far riflettere il pubblico su quanto possa essere facile manipolare e alterare il comportamento umano, ricordando che il potere non dovrebbe mai essere accentrato, bensì evolvere attraverso un dialogo costante. Il merito di “The Experiment” risiede nella sua capacità di provocare una riflessione critica sulle complessità della natura umana e sui dilemmi etici che la società si trova ad affrontare, sollecitando ulteriori ricerche e riflessioni nei campi della psicologia e della morale.

Le implicazioni spirituali di questi due film, che si manifestano attraverso la disintegrazione dei confini morali ed etici e l’annullamento dell’individualità, richiedono un esame critico dei nostri valori e delle strutture sociali in cui ci muoviamo. Per comodità, tendiamo ad accettare per buone le informazioni e i concetti che ci vengono tramandati dalla società, ma così facendo rinunciamo a parte del nostro spirito critico e corriamo il rischio di non accorgerci per tempo delle dinamiche potenzialmente degeneranti del potere. Conformismo e omologazione possono apparire comodi a prima vista, ma nel lungo termine producono effetti negativi, e la storia ne è piena.

<<La storia insegna ma non ha scolari>> – Antonio Gramsci

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