Mini-Test: soffri di sindrome da Shopping Compulsivo?

test di personalità shopping compulsivo

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Lo shopping compulsivo, definito spesso come una dipendenza comportamentale, può essere interpretato, attraverso una lente psicologica, come un mezzo per far fronte a un disagio emotivo di fondo oppure a bisogni insoddisfatti. Le persone possono mettere in atto questo comportamento per riempire un vuoto interiore, cercando un sollievo temporaneo dall’ansia, dalla depressione o dalla bassa autostima attraverso l’atto dell’acquisto. Dal punto di vista spirituale, lo shopping compulsivo potrebbe riflettere una disconnessione dal proprio vero io e dai propri valori, inducendo il soggetto a cercare appagamento nei beni materiali piuttosto che nella serenità e nella contentezza interiori. La ricerca di una convalida esterna attraverso il consumismo rischia di creare un ciclo di gratificazioni temporanee seguito da sensi di colpa e vergogna, le quali rafforzano ulteriormente il comportamento compulsivo. In definitiva, per affrontare il problema dello shopping compulsivo sono necessari sia un intervento psicologico volto a comprenderne le cause di fondo, sia un’esplorazione spirituale che consenta di riconnettersi con il proprio sé autentico. Pensi di essere un consumatore compulsivo?

Analizza le seguenti affermazioni e seleziona quelle che meglio si adattano al tuo punto di vista.






Conta il numero di caselle selezionate ed esamina il profilo risultante.
0: Non sei assolutamente un consumatore compulsivo
1-2: Presenti lievi sintomi di shopping compulsivo
3-4: Mostri notevoli sintomi di shopping compulsivo
5-6: Sei quasi certamente un consumatore compulsivo

Spiegazione delle frasi

La mia autostima è spesso legata ai marchi e agli oggetti che possiedo
Questa affermazione riflette la dimensione psicologica dello shopping compulsivo, per la quale gli individui equiparano la loro identità e la loro autostima ai beni materiali posseduti. Le ricerche indicano che le persone che soffrono di shopping compulsivo hanno spesso una bassa autostima e utilizzano lo shopping come mezzo per migliorare la propria immagine di sé. Tale dipendenza dalle conferme esterne mediante l’acquisizione di beni materiali può generare una spirale di acquisti che non soddisfa affatto i bisogni emotivi più profondi.
Compro regolarmente articoli che probabilmente non userò o indosserò
Il comportamento in questione denota impulsività e mancanza di lungimiranza, caratteristiche comuni tra coloro che fanno acquisti compulsivi. Tali persone avvertono un bisogno irrefrenabile di acquistare oggetti senza considerarne l’utilità, il che provoca disordine e problemi finanziari. Alcuni studi dimostrano che questo schema comportamentale è associato alla regolazione emotiva: gli individui acquistano oggetti nel tentativo di far fronte alle emozioni negative o allo stress.
Mi paragono spesso agli altri in base alle loro proprietà e mi sento inadeguato/a
La teoria del confronto sociale suggerisce che ciascuno di noi giudica il proprio valore in base al confronto con gli altri. Per chi è incline allo shopping compulsivo, ciò può creare un senso di inadeguatezza nel momento in cui si percepisce di avere meno degli altri, inducendolo all’acquisto eccessivo come meccanismo di compensazione. Questi paragoni possono esacerbare sentimenti di insoddisfazione e stimolare ulteriori comportamenti compulsivi.
Mi capita sovente di sentirmi eccitato/a quando faccio un acquisto, anche se non necessario
L’eccitazione associata agli acquisti può essere simile allo “sballo” che si prova quando si è affetti da una dipendenza da sostanze. L’euforia rafforza il comportamento sottostante, creando un circolo vizioso in cui l’individuo ricerca altre occasioni di acquisto per rivivere quella sensazione. L’entusiasmo temporaneo derivante dall’acquisto di nuovi articoli può mascherare problemi di fondo come l’ansia o la depressione.
L’emozione derivante dal trovare un buon affare mette in secondo piano lo scopo dell’acquisto
Coloro che compiono acquisti in maniera compulsiva tendono a privilegiare l’emozione derivante dal fare un affare rispetto al processo decisionale razionale basato sulla valutazione delle proprie necessità e delle proprie disponibilità finanziarie. Si tratta di un fenomeno noto come “shopping terapeutico”, in base al quale gli individui traggono piacere dallo spendere piuttosto che preoccuparsi di verificare se l’acquisto abbia o meno una finalità. Il fascino dei saldi può spingere i consumatori compulsivi a fare acquisti non necessari che alimentano ulteriormente la loro eventuale instabilità finanziaria.
Provo un senso di vuoto dopo lo shopping, nonostante l’eccitazione temporanea che mi procura
Una volta svanita l’eccitazione iniziale, molti consumatori compulsivi riferiscono di provare sensi di colpa, vergogna o senso di vuoto, tutte emozioni controproducenti e sintomatiche di questioni psicologiche più profonde. Il rimorso post-acquisto rischia di alimentare un circolo vizioso in cui gli individui continuano a fare shopping nel tentativo di colmare i vuoti emotivi creati dagli acquisti precedenti.

Avvertenze: si noti che, sebbene questa valutazione della personalità sia stata concepita da specialisti nel campo della psicologia e dell’indagine spirituale, il suo proposito primario è quello di stimolare l’utente fornendo informazioni e spunti di riflessione utili. Pertanto, i risultati devono essere interpretati come indicativi piuttosto che conclusivi, poiché lasciano spazio a chiavi di lettura personali e soggettive. Nessun altro, all’infuori dell’utente, può conoscere pienamente le motivazioni e le conseguenze dei suoi comportamenti.