La scelta tra Essere e Avere: Erich Fromm e la sua critica al consumismo

Introduzione

Nella società odierna il desiderio di possedere beni materiali, status sociale e potere influenza notevolmente le azioni delle persone. Ciò ha finito col generare una cultura consumistica in cui gli individui associano il loro valore umano e il significato della propria vita ai beni materiali posseduti. Lo psicologo Erich Fromm ha descritto due modalità esistenziali che illustrano questo concetto: la modalità dell’Avere e quella dell’Essere. Secondo Fromm, l’avere si riferisce al possesso di oggetti e denaro, mentre l’essere enfatizza il vivere la vita intensamente e il promuovere connessioni sociali significative.

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Essere e Avere: disvelamento delle due modalità esistenziali

La modalità dell’Avere

Il concetto di “avere” è incentrato sull’ottenere, possedere e accumulare. Chi vive secondo tale modalità vede la vita come una serie di scambi, concentrandosi su ciò che può guadagnare o perdere. Fromm suggerisce che questo modo di vivere sia influenzato dalla moderna società capitalistica, la quale promuove il consumo costante, fine a se stesso, nonché l’accumulo di ricchezze.
In questa visione del mondo, le relazioni sono spesso percepite come un possesso e gli individui sono trattati come oggetti da acquisire. Ciò comporta la mancanza di legami autentici, in quanto le persone sono più propense ad interagire in base a ciò che possono ottenere.

La modalità dell’Essere

In opposizione, la modalità dell’essere si concentra sulla vita, sulla creazione di legami significativi e sulla partecipazione a iniziative costruttive. Fromm sostiene che questa modalità si distingua per l’amore, la condivisione e il coinvolgimento attivo nelle esperienze socialmente significative. Le persone che operano secondo questa modalità trovano appagamento nella loro esistenza e nei legami con gli altri piuttosto che nei beni materiali.

La modalità dell’essere sprona gli individui a scoprire il valore delle loro esperienze e delle loro interazioni sociali. Così facendo è possibile condurre un’esistenza più soddisfacente e piena, ma priva del costante desiderio di ottenere e possedere.

La modalità dell’avere è considerata la radice del consumismo, un fenomeno prevalente nella nostra società. La sua essenza risiede nel continuo desiderio di possedere beni e servizi materiali, ma anche nell’esibirli e nel farne un vanto. Questo desiderio è sovente alimentato dall’industria pubblicitaria, che crea una percezione di necessità verso prodotti che potrebbero non essere realmente necessari.

Il consumismo come manifestazione dell’Avere

Il consumismo, così come lo intendiamo oggi, è certamente una manifestazione della modalità basata sull’avere. È un fenomeno socio-economico che incoraggia l’acquisizione di beni e servizi in quantità sempre maggiori. La pubblicità svolge un ruolo significativo nell’alimentare questo desiderio, producendo non di rado una percezione di bisogno nei riguardi di prodotti i quali, senza la spinta del marketing, verrebbero considerati secondari.

L’impatto del consumismo sulla spiritualità

In una società incentrata sul consumo anche la spiritualità può venire manipolata e assumere sembianze distorte. I marchi giocano un ruolo significativo nel plasmare la percezione di sé di un individuo, e lo fanno giocando sui suoi desideri e sulle sue aspettative. Di conseguenza, la spiritualità finisce per adottare una forma consumistica, in cui gli oggetti e il marchio impresso su di essi divengono essenziali per potersi sentire realizzati. Inoltre, religione e trascendenza sono state commercializzate, con simboli e rituali religiosi usati come tattiche pubblicitarie. Tutto ciò perpetua la mentalità consumistica, dando luogo a un vuoto spirituale che gli individui cercano di colmare attraverso il consumo. Un vero e proprio circolo vizioso.

L’impatto dello stile di vita usa-e-getta si estende profondamente sulla vita quotidiana, influenzando i legami con gli altri, la percezione di sé e persino le convinzioni spirituali. L’incessante ricerca di beni materiali può provocare sentimenti di insoddisfazione, solitudine e perenne inquietudine. Come risultato di questa società guidata dall’avere, le grandi aziende sono riuscite nell’intento di formare vere e proprie comunità incentrate sui loro prodotti e servizi, dando luogo a un cambiamento nei valori fondanti della società e facendo credere che il valore di una persona dipenda da ciò che possiede e dal modo in cui consuma.

L’effetto del consumismo sul proselitismo

Anche la pratica della fede è influenzata dalla mentalità di stampo consumistico. Dare la priorità al denaro e all’avere anziché alla visione sacrale della vita non può che ostacolare l’evoluzione interiore, poiché gli individui si preoccupano più dei beni materiali che del progresso spirituale. La ricerca del consumo può indurre comportamenti poco etici, come lo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente, i quali si scontrano apertamente con i valori di molte credenze religiose che promuovono l’empatia, l’equità e la riverenza verso tutti gli esseri viventi.

Nella sua risposta all’avanzata della cultura usa-e-getta, Fromm suggerisce che la transizione da una mentalità dell’avere a una dell’essere sia fondamentale per combattere gli impatti negativi del consumismo. Ciò include la ridefinizione del nostro legame con i beni di consumo e una maggiore enfasi sulle esperienze e sulle relazioni.

Per sostenere questa transizione, Fromm propone lo sviluppo di una pratica metafisica incentrata sull’essere piuttosto che sull’avere. Questo tipo di spiritualità evidenzia il valore intrinseco di ogni persona e l’interdipendenza di tutti gli esseri viventi.

Essere come interiorità e avere come esteriorità

I concetti di “avere” ed “essere” offrono una prospettiva per comprendere il nostro legame con i beni materiali e il nostro atteggiamento verso la vita. Sebbene la nostra cultura consumistica favorisca fortemente la modalità dell’avere, l’adozione della modalità dell’essere può regalare un’esistenza più soddisfacente e densa di significato.

Essere e Avere possono anche venire interpretati dualisticamente come Interno ed Esterno, dove il mondo interiore corrisponde all’Essere mentre il mondo esteriore corrisponde all’Avere. Dove prevale l’uno, l’altro soccombe, e bilanciare questi due energie opposte è un compito tutt’altro che facile.

Il ruolo della comunità

Nella trasformazione dall’avere all’essere, la comunità svolge un ruolo importante. Le comunità autentiche coltivano legami fondati su stima reciproca, affetto e principi condivisi. Queste forme di aggregazione offrono una prospettiva alternativa alla società del consumare, incoraggiando uno stile di vita che privilegia le esperienze condivise e le relazioni rispetto al comprare e al possedere.

Conclusioni

Il passaggio a uno stile di vita più sostenibile richiede una completa riconsiderazione dei nostri valori e delle nostre priorità. Richiede lo sviluppo di una mentalità spirituale che dia priorità alle relazioni e alle esperienze rispetto al consumare e all’accumulare. Inoltre, richiede la formazione di comunità autentiche che possano sfidare la mentalità consumistica dominante.

In definitiva, decidere tra avere ed essere significa essenzialmente scegliere tra due approcci distinti alla vita. Questa decisione ha un grande impatto sulla nostra felicità, sui nostri legami con gli altri e sullo stato generale del mondo in cui viviamo.

Dopo aver compreso la differenza tra l’essere e l’avere, perché non fai un test di personalità per conoscere meglio la tua predisposizione verso l’uno o l’altro?

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