Il Quiz della Liberazione Interiore

Il concetto induista di Moksha

L’idea di base per la realizzazione di questo quiz prende spunto dal concetto di Moksha, una parola di origine sanscrita, non traducibile in italiano, che descrive un fenomeno spirituale tanto importante quanto distante dalla cultura occidentale. Moksha significa letteralmente “liberazione”. Nella complessa e variegata tradizione religiosa induista, tale concetto indica una forma di liberazione non fisica, bensì interiore e dunque spirituale. Nella visione induista, le anime sono letteralmente bloccate all’interno del Samsara, ovvero il ciclo infinito delle reincarnazioni. Il corpo finisce così per divenire una prigione, sebbene la stragrande maggioranza dell’umanità non abbia alcuna consapevolezza a riguardo.

La liberazione spirituale non è per tutti

Il problema della liberazione dell’anima dalle costrizioni e dalle illusioni del mondo materiale riguarda dunque una minoranza di persone, mentre tutte le altre si integrano perfettamente all’interno del sistema-mondo, chiamato a volte anche “matrix” in onore del film uscito nelle sale nel 1999 (titolo originale: The Matrix).

In sostanza, alcuni possiedono la cosiddetta scintilla divina, mentre altri no. Chi serba la scintilla dentro di sé, prima o poi dovrà fare i conti con le esigenze dell’anima, anche se vita dopo vita la sua mente razionale farà di tutto per mettere a tacere la chiamata dell’universo. Se ti trovi su questo sito web / app, e avverti un autentico desiderio di approfondimento verso questa tematica, è probabile che tu faccia parte di coloro che possiedono la scintilla divina.

OBIETTIVO DEL QUIZ

Ripercorrere simbolicamente il percorso dell’anima che arriva sul pianeta Terra per la prima volta, senza un manuale d’uso né ricordi definiti della sua esistenza più ampia; e che, nonostante ciò, riesce infine a risvegliarsi con l’obiettivo di tornare alla sua vera dimora spirituale.
Identifica le 14 fasi di evoluzione coscienziale e selezionale nell’ordine corretto.
Trattandosi di una nostra peculiare interpretazione e rivisitazione dei concetti di risveglio animico e liberazione spirituale, ti suggeriamo di leggere questo articolo prima di affrontare il quiz:
Le 14 fasi della liberazione spirituale: dallo stato di incoscienza a quello di consapevolezza
Buon viaggio!

Secondo un grande filosofo dell’antica Grecia, chiamato Socrate, vi era un solo grande male che affliggeva l’umanità, e questo male poteva essere curato attraverso la ricerca filosofica. Tale carenza è presente ancora oggi, eccome se lo è! Nonostante il progresso tecnologico, i passi in avanti della ricerca scientifica e tutto il resto, la natura umana è rimasta la stessa e la storia continua a ripetersi ciclicamente.
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Non riesci a portare a termine il quiz? Passa alla lettura dell’articolo che illustra nel dettaglio il percorso di liberazione interiore:
Le 14 fasi della liberazione spirituale
(Ripeti il quiz al termine della lettura)

Secondo un grande filosofo dell’antica Grecia, chiamato Socrate, vi era un solo grande male che affliggeva l’umanità, e questo male poteva essere curato attraverso la ricerca filosofica. Tale carenza è presente ancora oggi, eccome se lo è! Nonostante il progresso tecnologico, i passi in avanti della ricerca scientifica e tutto il resto, la natura umana è rimasta la stessa e la storia continua a ripetersi ciclicamente.
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Si viene al mondo completamente ignoranti e privi di punti di riferimento. Nessuno ci fornisce un manuale di istruzioni per vivere bene. Cosa fare, allora? Non ci resta che affidarci agli strumenti che la natura stessa ci ha fornito, quelli che ogni essere vivente possiede e utilizza per orientarsi nel mondo fisico e imparare a conoscerlo.
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I cinque sensi permettono di esplorare il mondo fisico e di raccogliere gli stimoli provenienti dall’esterno. Tali sensazioni o percezioni possono essere piacevoli, ma altre volte provocano fastidio, irritazione, sino a diventare insopportabili. Il dolore ne è un esempio. Hai mai visto un animale domestico in balìa del fragore provocato da un temporale estivo? Gli esseri umani non sono poi così diversi, infatti davanti a qualcosa di sconosciuto reagiscono spesso nella stessa maniera.
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La mente umana non ama vivere in uno stato di timore o peggio ancora di terrore. Quando qualcosa la spaventa, dopo un primo momento di sconcerto e reazione istintiva, cosa fa? Le possibilità sono sostanzialmente due. La prima consiste nell’affrontare la paura, costi quel che costi. La seconda alternativa, decisamente più diffusa della prima, si basa sulla negazione. La negazione può assumere molte forme, per esempio quella che consiste nel fingere che il problema non esista affatto, oppure nel tentativo di sminuirlo, oppure ancora nell’inventarsi una spiegazione “razionale” che trasformi il problema in qualcosa di innocuo o addirittura positivo.
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Quanto a lungo può durare una spiegazione molto consolatoria e poco attinente alla realtà? Anche per una vita intera, perché no! Tuttavia la mente inconscia continua a lavorare nel sottobosco e prima o poi riporterà a galla quel problemino che si è cercato di nascondere o dimenticare. Nel frattempo il problemino si è ingigantito e ora ignorarlo diventa piuttosto difficile. A questo punto subentra una nuova forma di paura o timore, magari meno intensa ma più costante nel tempo, capace di cuocere la mente a fuoco lento generando un senso di insofferenza. Che fare?
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L’incertezza, alla lunga, può portare alla follia. In qualche modo va affrontata. Si può optare per il ritorno alla fase dell’auto-inganno di stampo consolatorio, oppure avviarsi nella direzione diametralmente opposta, quella non ancora esplorata e proprio per questo motivo particolarmente inquietante. Ci si trova davanti ad un bivio: tornare indietro sulla strada conosciuta, oppure proseguire sul sentiero inesplorato. Ma cosa ci sarà oltre quel bivio? E se poi mi perdo? E se finisco nei guai? Mi conviene davvero? E se….
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Dopo aver accettato l’esistenza del dubbio all’interno della propria esistenza, la sensazione di incertezza e insofferenza non fa altro che aumentare ulteriormente. Avere dubbi non piace a nessuno, dopo tutto viviamo in un mondo che pretende di possedere solide certezze scientifiche e non solo. Si può sempre optare per il ritorno alla fase della consolazione raccontandosi una gradevole storiella rassicurante. Tuttavia, pensandoci bene, alcune di quelle presunte certezze poggiano su basi quantomeno instabili. Non sarà forse il caso di informarsi per conto proprio, mettendo per un momento da parte le sicurezze e le credenze date per scontate fino a quel momento, per scoprire se c’è dell’altro?
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Una ricerca ben fatta e motivata da buoni propositi conduce sempre a qualche rivelazione interessante. Nel caso della ricerca spirituale potrebbe trattarsi di scoperte a dir poco dirompenti e capaci di aprire un nuovo mondo di possibilità. Ne consegue una sensazione di incredulità, persino di sbigottimento. Diventa quasi impossibile fermarsi proprio ora, infatti i pensieri vanno per conto loro e il mondo appare così diverso rispetto anche solo a poco prima. Questa sensazione ricorda quella provata da bambini quando, davanti ad un fenomeno mai visto prima, si provava un misto di curiosità e soggezione.
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Questa fase è una delle più traumatiche e illuminanti al contempo. La sensazione che provoca è paragonabile a quella che si prova dopo aver acquistato un oggetto desiderato a lungo e sul quale si erano riposte aspettative sproporzionate. Inizialmente c’è trepidazione e curiosità, poi ci si rende presto conto che quell’oggetto non ha nulla di magico o speciale, anzi, visto da vicino appare persino scadente. Ormai è stato comprato e bisogna tenerselo, ma resta quel retrogusto amaro in fondo al palato, nonché quel senso di inappagamento latente.
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Dopo aver fatto clamorose scoperte circa il funzionamento del mondo e la natura della realtà, e in seguito alla delusione che deriva dall’essersi resi conto che le cose non stanno esattamente come ce le hanno raccontante, cosa resta da fare? Tornare indietro ad uno stato di beata ignoranza diventa sempre più difficile e significherebbe innanzitutto mentire a se stessi. Ma perché gli altri sembrano non accorgersi di nulla? Possibile che riescano a vivere tranquilli e spensierati nella loro inconsapevolezza? No, questo non è accettabile. Si ha il dovere morale di informarli e quanto meno cercare di risvegliarli dal loro torpore mentale! Il mondo non diventerà mai un posto migliore se i dormienti sono la maggioranza! Io sono pronto/a per il cambiamento, ma gli altri ancora no.
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Nel tentativo di informare e aiutare gli altri si finisce, prima o poi, per scontrarsi con una dura realtà: le altre persone stanno bene così e non hanno nessuna voglia di stravolgere le cose. Vivono benissimo immerse nella dualità. Non importa quanto impegno tu possa mettere nel cercare di fare il bene delle masse, poiché se la gente non percepisce il problema e di conseguenza non vuole essere aiutata, non c’è davvero nulla che si possa fare al di fuori del prenderne atto. Comincia a sorgere il dubbio che il risveglio dell’anima e l’evoluzione della coscienza non siano obiettivi alla portata di tutti. Triste a dirsi, ma pare proprio che questo sia un percorso individuale e non collettivo. Un’altra nobile speranza che viene demolita, come se la liberazione spirituale consistesse nel rinunciare a tutte le false sicurezze e alle aspettative irrealistiche accumulate nel corso del tempo.
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Questo è il punto di non ritorno definitivo. Nel momento in cui avviene il cambio di prospettiva e si effettua la transizione dal piano mentale a quello spirituale, regredire non è più possibile. Si tratta della fase in cui finalmente diviene possibile prendere le distanze dalla propria mente, acquisendo la consapevolezza che il nostro vero Io non è definito dai nostri pensieri, spesso frutto di condizionamenti esterni, bensì da una forma di coscienza più elevata che ci collega direttamente dalla fonte divina. Si è finalmente pronti per liberarsi di tutti gli attaccamenti terreni e materiali, abbracciando una prospettiva incentrata sulla ricerca interiore piuttosto che sul correre appresso alle cose mondane.
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Ci siamo quasi. Resta un solo ultimo passo da compiere prima di affrancare una volta per tutte la propria vera essenza spirituale dalle catene del mondo fisico. Per poterlo fare è necessario assumere un punto di vista distaccato e imperturbabile, totalmente insensibile verso i bisogni materiali e le tentazioni mentali relative al fare e all’avere. Questa è la fase della cosiddetta “ascesa”, nella quale viene consolidato il legame fra la propria anima individuale e il Tutto, ossia l’universo intero. Le cose terrene, e la dualità in cui sono immerse, passano in secondo piano: il focus si sposta sul piano ultraterreno e ogni cosa diventa una questione di coscienza e consapevolezza.
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Ci siamo! Il grosso del lavoro è stato fatto, ora resta solo da compiere l’ultimo passo. Osservando le cose dalla tua prospettiva spirituale hai l’impressione che gli esseri umani, tutti presi dalle loro attività quotidiane, siano come delle formichine che corrono avanti e indietro senza una logica. Forza, compi quest’ultimo piccolo sforzo e accogli consapevolmente l’universo intero dentro di te, perché tu sei parte del Tutto, così come lo sono gli altri, pur senza averne contezza.
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